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Monday, October 20, 2014

Gerusalemme occupata

Durante la notte di Domenica (ieri) nove famiglie ebree israeliane hanno preso il controllo di due edifici vuoti a Silwan, un quartiere palestinese a Gerusalemme Est. Secondo l'ONG Ir Amin, le famiglie si sono insediate in oltre 10 unità abitative divise su due edifici nel cuore di Silwan. Pare si siano mossi appoggiati dall'organizzazione di coloni Ateret Cohanim, con sede nel quartiere musulmano della Città Vecchia, organizzazione che sta lavorando per creare una maggioranza demografica ebraica a Gerusalemme Est.

La notizia riportata così in effetti potrebbe interessare poco a chichessia, in Italia ci sono decine di occupazioni, a volte legittime, a volte illegittime...a volte non sappiamo neppure se essere d'accordo o no. Quando, da noi, qualcuno occupa una casa, è sicuramente qualcuno che non ha dove stare, che non ha come pagarsi un affitto, e cerca trovare una soluzione per la propria famiglia.

A Gerusalemme Est non è sicuramente il caso. Dopo la fondazione dello stato di Israele, e la "spartizione" della terra, e soprattutto prima della guerra del 1967, le idee su quali dovessero essere i confini dei due stati, erano molto chiare, non per nulla le Nazioni Unite (compresa l'Unione Europea ed i propri stati membri) riconoscono quelli come confini ufficiali.

Gli anni passano, e Israele continua con l'occupazione (abusiva, illegittima, e spesso criminale) dei territori della Palestina, territori fra cui parte della città di Gerusalemme; una città speciale Gerusalemme, assegnata per metà a Israele (i quartieri ad Ovest) e per metà alla Palestina (i quartieri ad Est), città teatro di scontri, confronti, ingiustizie e soprattutto, come tutte le città di questo mondo, in costante mutamento dovuto all'incessante urbanizzazione.

Foto: Atef Safadi / EPA / Today.com
La parte Israeliana, più ricca, vede un'espansione senza precedenti, ed il territorio israeliano diventa sempre più stretto per i propri abitanti. Qual'è la politica di questo stato per risolvere il problema? L'occupazione. Lo spunto iniziale viene dato dalla necessità di sicurezza: il governo Israeliano ritiene che per poter vivere tranquillamente, è necessario che vi siano delle zone di sicurezza, potenzialmente non edificate, cosicché da potervi costruire degli avamposti militari, ed essere sicuri che nessuno le attraversi e possa arrecare danno alla popolazione Israeliana. Orbene, ci sono state soluzioni miste, prima le zone non edificabili e in questi ultimi anni il muro.

Chiunque sia possessore di un appezzamento di terra, sa che se vuole allontanarsi da un confinante che non collabora, può costruire un bel muro sul proprio terreno, ed eventualmente all'interno del proprio terreno si sposta più indietro se vuole tenersi lontano e più al sicuro. In Israele questa regola non vale. I muri di protezione e le zone di "buffer" (di sicurezza) vengono costruiti su terreni espropriati ai Palestinesi, su suolo Palestinese. Spesso poi capita che un terreno che fino a ieri era zona di sicurezza, venga smilitarizzato e venga edificato, spostando cosi' il confine di altri 50 metri, con la conseguente zona di buffer. E poco alla volta la città e l'occupazione si espande.

Ma a Gerusalemme non ci si limita a questo. L'obiettivo, in fondo, del governo, è quello di cercare di annettersi più territorio possibile, e contemporaneamente cercare di isolare più possibile i vari quartieri Palestinesi, così da poter giustificare sempre più il controllo militare di un territorio che in fondo non è il proprio. Una delle tecniche utilizzate è proprio quella delle occupazioni notturne nei quartieri Palestinesi. Pare vi sia addirittura uno strumento giuridico per giustificare queste occupazioni: gli Israeliani giustificano queste occupazioni con il fatto che si sentono autorizzati a "recuperare" i territori da essi abitati prima della fondazione dello stato di Israele. Ovviamente questa stessa giustificazione è inammissibile nel caso i Palestinesi volessero recuperare territori ad essi appartenuti prima della ridefinizione degli stessi confini di cui sopra.

Insomma, la situazione in Israele è insostenibile, l'abbiamo visto con la guerra di Gaza di questa estate, ma come sempre tutto ricade nel dimenticatoio, prima l'ISIS, poi ebola, e poi il TFR in busta paga e gli 80 euro al mese. Si sa, è una questione di priorità, e per la comunità italiana, e anche per quella internazionale, la questione Palestinese non è una priorità. Evidentemente.


Monday, September 15, 2014

Buone nuove da Israele

Unità 8200 (Foto: Red Storm Rising)
Di qualche giorno fa una notizia che mi ha fatto riflettere, e che dovrebbe far riflettere tutti coloro che sostengono l'una o l'altra causa...a mio avviso dovrebbe fa riflettere tutti. 

L'11 settembre è stata divulgata una lettera scritta dai veterani dell'Unità 8200 dell'esercito israeliano. L'Unità 8200 è un gruppo di riservisti, specializzati in operazioni di intelligence, non sono militari come siamo abituati ad immaginarli. Si tratta di professionisti nei settori delle telecomunicazioni, esperti informatici, esperti in data encryption: i migliori esperti che Israele possa vantare nel campo. Non credo di commettere alcun errore se faccio un paragone tra l'Unità 8200 e l'NSA americana.

A causa della chiarezza di quanto scrivono i veterani, credo sia inutile sintetizzare. Questa la mia traduzione in italiano:


Noi sottoscritti, veterani dell'Unità 8200, riservisti in servizio e non, dichiariamo che ci rifiutiamo di prendere parte ad attività contro i palestinesi e ci rifiutano di partecipare o di essere d'aiuto all'inasprimento del regime militare nei Territori Occupati. 

C'è una visione che il servizio nell'intelligence dell'IDF [Esercito Israeliano] è privo di problemi morali e contribuisce solo a prevenire la violenza e danni agli innocenti. Tuttavia, durante il servizio militare, abbiamo appreso che l'intelligence è una parte inseparabile dal governo militare nei Territori. La popolazione palestinese, che vive sotto un regime militare, è completamente esposta allo spionaggio e alla sorveglianza da parte dei servizi segreti israeliani. A differenza dei cittadini israeliani e di quelli di altre nazioni, non vi è nessun controllo sui metodi di raccolta, monitoraggio o uso delle informazioni di intelligence relative ai palestinesi, sia che essi siano coinvolti in atti di violenza o no. Le informazioni raccolte danneggiano gli innocenti e vengono utilizzate per la persecuzione politica e la creazione di divisioni all'interno della società palestinese attraverso il reclutamento di collaboratori creando conflitti all'interno della società palestinese stessa. In molti casi, l'intelligence si interpone alla giustizia nei tribunali militari, impedendo agli imputati prendere visione delle prove contro di essi. L'intelligence consente il proseguirsi del governo su milioni di persone, un'autorità molto profonda e che penetra in ogni aspetto della vita quotidiana. Tutto ciò impedisce una vita normale e innesca ulteriori violenze, aumentando sempre più le distanze ogni volta che termina un conflitto. 

Milioni di palestinesi hanno vissuto sotto il governo militare israeliano per 47 anni. Questo governo nega i loro diritti fondamentali e espropria le loro terre a favore degli ebrei, che sono soggetti ad una diversa polizia, sistema giuridico e giudiziario. Tale realtà non fa parte del compito dello Stato di difendersi, ma é piuttosto il risultato di una scelta. Ampliare gli insediamenti non ha nulla a che fare con l'autodifesa. Così come neppure la limitazione [per i Palestinesi] a costruire, lo sviluppo e lo sfruttamento economico della Cisgiordania, o la punizione collettiva dei residenti di Gaza, o il percorso del Muro di Separazione. 


Alla luce di questo, siamo giunti alla conclusione che noi che abbiamo servito nell'Unità 8200 abbiamo la responsabilità di questa situazione e la responsabilità di agire. Le nostre coscienze non ci permettono di continuare a servire questo sistema, che danneggia i diritti di milioni di esseri umani. Pertanto quelli tra noi che sono riservisti dichiarano che ci rifiuteremo di prendere parte alle operazioni contro i palestinesi. Facciamo appello a funzionari dell'intelligence, attuali e futuri, e a tutti i cittadini israeliani, per far sentire la loro voce contro queste ingiustizie e di agire per porne fine. Noi crediamo che da questo dipenda il futuro di Israele.

Leggere una dichiarazione di questo genere, da professionisti di un certo peso che sanno perfettamente cio' che dicono, credono nella propria nazione e mettono le proprie competenze al servizio del proprio paese, fa un effetto largamente maggiore rispetto a chi dice le stesse cose ma da attivista palestinese o peggio anti-sionista.

Sono più che sicuro che una notizia del genere, nel gergo giornalistico, "non fa notizia", ma nelle menti di milioni di persone che vogliono la pace e che cercano la giustizia, leggere una lettera di questo genera sia molto più di una "notizia" ma una conferma che le coscienze si stanno svegliando e che la direzione è ben diversa da quella che i capi di governo di Israele (e gli Stati Uniti, con le Nazioni Unite) hanno scelto.