Monday, December 16, 2013

L’Italia abbandona il mercato unico europeo

Foto: answermethis
Questo l’emendamento alla legge di stabilità che introduce la cosiddetta Google Tax:“I soggetti passivi che intendano acquistare servizi on line sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita iva italiana. Gli spazi pubblicitari on line e i link sponsorizzati che appaiono nelle pagine dei risultati dei motori di ricerca (altrimenti detti servizi di search advertising), visualizzabili sul territorio italiano durante la visita di un sito o la fruizione di un servizio on line attraverso rete fissa o rete e dispositivi mobili, devono essere acquistati esclusivamente attraverso soggetti (editori, concessionarie pubblicitarie, motori di ricerca o altro operatore pubblicitario) titolari di partita iva italiana. La disposizione si applica anche nel caso in cui l'operazione di compravendita sia stata effettuata mediante centri media, operatori terzi e soggetti inserzionisti" (Fonte L’Huffington Post).

Tradotto in italiano: “Qualunque impresa Italiana è obbligata ad acquistare esclusivamente in Italia qualsiasi tipo di servizio di pubblicità online”.

In giro si parla tanto del fatto che i colossi saranno costretti ad aprire una partita IVA in Italia, ma l’emendamento dice ben altro: nell’ambito della pubblicità online, lo stato Italiano intende violare gli accordi sul mercato unico europeo con una norma coercitiva rispetto ai propri cittadini ed alle proprie imprese, impedendo di fatto di accedere al mercato unico, ma imponendo l’acquisto di servizi in Italia.

Perché tutto questo? Perché vogliono che Google/Facebook paghino le tasse in Italia. Ma di quali tasse parliamo?

Sicuramente non dell’IVA, visto che le fatture che emettono queste imprese sono in regime di Reverse Charge, e quindi l’impresa italiana si occupa di versare allo stato Italiano l’IVA dovuta.

Probabilmente vogliono che paghino l’IRPEF, e quindi l’imposta sui guadagni… ma a questo punto ci si chiede: e perché la pubblicità online si e le patatine no? Perché non imporre a tutti i settori merceologici questa norma: sono vietate le importazioni in Italia, punto!

Un'altra cosa che mi preoccupa è quello che comporta questa norma: immaginiamo che Facebook apra una partita IVA a Milano (magari scoprono che possono aprirla a Campione d’Italia e raggirano il problema), la domanda sorge spontanea, da chi compreranno i servizi che poi rivendono in Italia? Essi stessi sarebbero un’impresa italiana, e, secondo la legge, non sarebbero autorizzati ad acquistare servizi di pubblicità, se non in Italia. Come dovrà organizzarsi Facebook Italia S.r.l. per poter erogare i propri servizi quando scopre che non li può acquistare dalla controllante Facebook americana? Secondo voi verranno ad aprire una server farm nel nostro paese e sposteranno tutte le loro operazioni qui, no, altrimenti come fanno a generare la pubblicità vogliono rivendere e che non possono comprare fuori dai nostri confini?

Leggo, inoltre che ogni pagamento deve essere effettuato obbligatoriamente con Bonifico bancario o postale! Ma questi legislatori lo sanno che il grosso della pubblicità online viene già pagato con carta di credito (ampiamente tracciabile)? Ma cosa credono che gli italiani che acquistano pubblicità da Facebook vanno in Irlanda a portare valigie di soldi in contanti a Facebook?

Insomma, secondo me questo è il solito pasticcio Italiano!

Dopodomani riceveremo un bel multone dall'Unione Europea, che facciamo lo rigiriamo direttamente alla commissione Bilancio della Camera? Mi raccomando, da pagare tassativamente a mezzo Bonifico bancario.